L'ESPLOSIONE DEI SENSI

 


                                              L'ESPLOSIONE DEI SENSI


Il rombo squarciò il delicato brusio che la vita regalava ogni giorno nella valle, improvvisamente uccellini cicale, grilli e la leggera brezza estiva che agitava le chiome dei faggi, sembravano emigrati chissà dove. La motocicletta saliva veloce la stradina dell’altro versante, alzando una fosca nube, tardiva nel dissolversi, come a firma di un passaggio inconsueto e inaspettato.

La sua attenzione fu subito catturata come quella dei cani che furono immediatamente messi in allarme, Ebe spostò uno dei candidi drappi che lei stessa aveva appena steso al caldo sole di luglio e seguì a vista il temerario centauro. La lontananza non era sufficiente per impedirle di notare la gioventù e la prestanza fisica del pilota che conduceva con coraggiosa sicurezza quelle due ruote. La motocicletta si fermò all’ombra della grande quercia a metà costa dell’antistante collina.

Ebe fu subito preda di quell’ intrusione come una falena alla lanterna. Effetto contrario fece a suo padre che le si avvicinò dal fienile con il forcone ancora in mano e studiando con cipiglio il pericolo le chiese :- Hai finito con il bucato?-

- Si papà con questo caldo sarà presto asciugato.-

- Va’ in cucina e vedi se tua madre ha bisogno di aiuto.-

Ebe si allontanò ubbidiente ma si girò più volte a guardare, quel ragazzo era là seduto ai piedi del grande albero e suo padre lo scrutava preoccupato appoggiato al suo attrezzo.

Sua madre le indicò le zucchine nel colabrodo, la pentola brontolava impaziente, Ebe armeggiava il coltello distratta dal vigore dei suoi sedici anni compressi e racchiusi nella rigida cultura rurale e per la prima volta sentì forte l’impulso di scoprire il resto del mondo dal quale proveniva quello sconosciuto. L’invasore allagò i suoi pensieri con fantasie di adolescente e niente per lei poteva essere più attraente di un giovane e la sua motocicletta che corrono liberi, un’immagine dirompente nella giovane mente, una nuova consapevolezza che si opponeva al lento scorrere quotidiano, e mai fino a quel momento la sua vita le sembrò così noiosa.

- Ormai sei donna fatta mia cara, in cucina hai imparato quasi tutto, ma molto ti resta da scoprire sulla vita e tuo padre questo lo sa bene quanto me, ma lo spaventa molto di più del resto per come ti ama per lui sarai sempre una bambina, io non posso oppormi ma sapevo che presto o tardi sarebbe arrivato questo momento.-

Non le aveva mai parlato così sua madre, ne fu allo stesso tempo confusa e compiaciuta, se improvvisamente si era sentita smarrita dalla forza della vita, l’inaspettata complicità materna rassicurava il suo delicato equilibrio nel percorso verso l’esplosione dei sensi.

La piccola valle fu nuovamente scossa dalla scoppiettante motocicletta che insieme al sole salutava tutti e sembrava quindi che anche il centauro promettesse di tornare, la cena era quasi pronta, Ebe corse nella sua stanza in preda ad una tempesta emotiva, aveva paura di non vederlo mai più. Sentiva una strana euforia che la faceva piangere e ridere allo stesso tempo, si chiuse a chiave e dietro ad un irrefrenabile impulso si svestì completamente.

Il grande specchio fu complice del proibito gioco che condusse Ebe a impadronirsi di se stessa, la fedele immagine che restituiva aiutava la giovane donna a godere delle sue nudità, sentì per la prima volta il suo corpo vibrare sotto le sue stesse mani che delicatamente ne sfioravano le curve, i suoi seni non conoscevano gravità come appesi ad un filo immaginario; una mano era occupata a soppesarne le rotondità mentre le dita dell’altra inturgidirono un capezzolo alternando una dolce pressione ad un deciso pizzico procurandosi un brivido che piano piano si tradusse in un languido piacere.

Lo specchio soltanto si accorse del pallido viso, nei suoi delicati lineamenti, che subiva l’influenza della pervadente carica erotica: lo sguardo si perse nelle fantasie più audaci che avesse mai osato immaginare, il giovane motociclista ne era più che il protagonista, era un desiderio bramoso; le narici si dilatarono a ritmo del crescente respiro, come anche a cercare istintivamente nell’aria l’odore del suo maschio; le labbra, desiderose di assaporare il gusto dell’amore, si gonfiarono lasciando intravedere la freschezza della sua bocca.

Una mano scese lenta lungo il piatto ventre e lì si fermò, dove una donna diventa madre, sentiva forte la responsabilità dei suoi nuovi desideri, regalando un inconsapevole merito alla rigidità paterna, ma la vita stava chiamando a gran voce riportandola subitamente all’abbandono dei sensi.

Il sublime incantesimo fu interrotto dalla voce della madre che la convocava a tavola.

Il giorno dopo trascorse al solito tra le faccende domestiche ma Ebe da quel momento recitò la quotidianità dei giorni passati, il suo sguardo ora era diverso come lo era il suo modo di camminare e la nuova percezione del mondo e di se stessa si vedeva anche da come sfiorava tutte la cose che le sono sempre appartenute, l’orizzonte non era più una cornice ma il luogo dove andavano i suoi sogni, e l’improbabile certezza di riudire quel rombo, le rendeva l’attesa serena e stimolante.

Davide Ragozzini

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